Testata: Vanity Fair

Argomento: Upcycling

In qualità di: Formulatrice presso HSA Cosmetics

In collaborazione con: Valentina Abramo – Abiby

Firma: Alice Abbiadati

Data: Luglio 2021

Ne è passato di tempo dai 120 bilioni di packaging prodotti l’anno solo per la bellezza, considerando l’involucro in plastica come extra da quello in carta, per non parlare dei contenitori per la campionatura o per la spedizione. Oggi i marchi di bellezza di strada eco-friendly ne hanno fatta, proponendo prodotti nudi – come ha dimostrato in primis Lush e poi il boom di shampoo solidi prodotti quest’anno – packaging sempre più rispettosi dell’ambiente, solari reef friendly e formule clean. L’attenzione per il bene del Pianeta è, per il mondo della bellezza, una tematica importante. Ma si può fare sempre meglio e sempre di più per il pianeta, e oggi il beauty vuole andare oltre, proponendo non più solo imballaggi ottenuti da materiali di scarto ma anche formulazioni con ingredienti ricavati da rifiuti vegetali e agricoli. Gli inglesi lo chiamano circular beauty – o upcycling beauty – e anche se se ne parla ancora poco, è una delle rivoluzioni ecosostenibili più attese. Perché se dalle reti della pesca, dalla plastica o dai funghi è possibile ricavare bellissimi abiti, altrettanto vero è che dai fondi di caffè o dalla buccia della frutta è possibile ottenere formule altrettanto performanti. NE ABBIMO PARLATO CON GLI ESPERTI

UPCYCLING BEAUTY, COS’È«Significa creare prodotti di bellezza innovativi, con ingredienti interamente ricavati da sottoprodotti vegetali, ricchi di nutrienti che altrimenti andrebbero sprecati – ci spiega Valentina Abramo, Brand & Partnership Director di Abiby – Si riutilizzano così oggetti o materiali scartati in modo da creare un valore superiore rispetto all’originale. I rifiuti di cibo e bevande rappresentano la principale fonti di materiali che possono essere riciclati per realizzare cosmetici estremamente funzionali per la pelle. Qualche produttore di fragranze sta iniziando anche a seguire la scia del riciclo, per produrre profumi e aromi per il settore cosmetico». «La sfida principale per la produzione di cosmetici è l’adattamento del flusso di materie prime. I materiali devono essere sempre freschi per poter essere trasformati in materie prime cosmetiche. La riproducibilità, quindi, è un fattore importante da considerare», continua Mara Alvaro, formulatrice senior skincare per H.S.A. Cosmetics e ideatrice del blog informativo di bellezza Cosmesidoc.it.

QUALCHE ESEMPIO DI MATERIE PRIME DI RICICLO«Fra i tanti esempi, si può citare un attivo molto interessante realizzato con gli avanzi di gin. Dal processo di distillazione, si ottengono alcuni scarti di fermentazione del grano. Questo viene combinato con glicerina, e il prodotto finale è ideale come lenitivo e idratante per la pelle stressata – prosegue Alvaro – Un altro esempio è la polvere di nocciolo di oliva, ottimo riciclato per curare pelle e capelli. La polvere ha proprietà detergenti e, in base alla dimensione dei granuli, può essere usata anche come scrub viso. Inoltre, fondi di caffè, scarti di olio d’oliva o bucce di frutta sono ingredienti perfetti per scrub, saponi e balsami per le labbra naturali riciclati. Gli scarti di semi di frutta secca, provenienti dall’industria dei succhi e delle confetture, possono essere spremute a freddo e trasformati in preziosi oli essenziali».

QUELLI INVECE DA EVITARE«Polietilene, siliconi, lanolina, vaselina e derivati del petrolio», prosegue Alvaro.

I BRAND SALVA-AMBIENTE DA TENERE D’OCCHIO«I miei best 3 sono Le Prunier con Plum Beauty oil, un olio creato dalla spremitura a freddo dei chicchi di prugna ricicalati che erano un prodotto di scarto di una fattoria. Brand sostenibile al 100%. è ache Up Circle, il suo Face Scrub contiene caffè riciclato dalle caffetterie artigianali, mentre The Body Shop ha formulato con Carrot Cream, una crema che sfrutta le “wonky carrots”, ovvero carote non ritenute così carine e presentabili da essere vendute sul mercato», conclude Abramo.