L’animal testing sui cosmetici e il cruelty free sono temi fortemente sentiti che è giusto affrontare. I consumatori sono sempre più attenti, esigenti e informati, e mostrano uno spirito più critico nei confronti di una comunicazione cosmetica più trasparente e onesta.
Testare prodotti cosmetici sugli animali è stato spesso utile in passato, per valutare effetti di irritazione sulla pelle, di corrosione, fotoirritazione, fototossicità, assorbimento percutaneo da parte di sostanze che potevano risultare tossiche.
Oggi per fortuna il progresso della scienza ha permesso di superare test e metodi basati sulla sperimentazione animale; tuttavia sono pratiche che, nonostante l’impegno del Parlamento Europeo a promuovere il divieto globale di tutti i test cosmetici sugli animali entro il 2023, vengono ancora eseguite nel mondo.
In questo articolo faremo una panoramica sull’animal testing e, grazie al contributo della dottoressa Eleonora Gavino (Product/Project Manager del settore cosmetica), vi spiegheremo come riconoscere i prodotti testati sugli animali e quali sono i marchi cruelty free.
Animal testing: una panoramica dal mondo
Partiamo da due date importanti:
- 2004: divieto di testare i prodotti finiti nell’Unione Europea;
- 2009: divieto di testare le materie prime che compongono i cosmetici nell’Unione Europea; divieto di testare sugli animali le materie prime che compongono i cosmetici e di vendere all’interno dell’Unione Europea qualsiasi tipo di prodotto cosmetico prodotto al di fuori dell’UE che sia stato testato sugli animali, ad eccezione di quelli valutati con i test di tossicità da uso ripetuto, tossicità riproduttiva e di tossicocinetica, il cui divieto è entrato in vigore nel marzo 2013.
Sono proprio del 2009 le disposizioni relative alla sperimentazione sugli animali dell’art.18 del Regolamento (CE) n.1223/2009 , che specificano che i prodotti cosmetici possono riportare in etichetta il claim “non testato su animali“, a condizione che “il fabbricante e i suoi fornitori non abbiano effettuato o commissionato sperimentazioni animali sul prodotto cosmetico finito, sul suo prototipo, né su alcun suo ingrediente e che non abbiano usato ingredienti sottoposti da terzi a sperimentazioni animali, al fine di ottenere nuovi prodotti cosmetici.”
Fino al 2013, quindi, ci sono state alcune eccezioni che permettevano i test, ma da allora la vendita di prodotti testati sugli animali è stata totalmente vietata nell’Unione Europea che – come racconta la dott.ssa Eleonora Gavino – si è fatta portavoce del cruelty free sulla base delle 3R:
- replacement: sostituzione degli animali con metodi alternativi;
- reduction: riduzione del numero di animali utilizzati per lo stesso scopo;
- refinement: perfezionamento delle condizioni di sperimentazione per ridurre dolore e sofferenza.
Negli anni successivi 40 paesi nel mondo hanno vietato o limitato i test sugli animali: Giappone, Stati Uniti, Canada, Russia, Messico, Sudafrica, Turchia, India e Israele, ad esempio, aderiscono allo Standard dell’UE. Il 1 luglio 2020 in Australia è arrivato il divieto di testare su animali che si applica ai nuovi ingredienti per uso cosmetico.
Come spiega la dottoressa Gavino, per avere una visione completa della situazione, è opportuno prendere in considerazione non solo il numero dei paesi in cui sono stati eliminati i test sugli animali, ma anche tener conto del volume dei prodotti fabbricati negli stati in cui i test in vivo (su animali) sono stati sostituiti da metodi alternativi e il valore commerciale dei suddetti paesi.
Come si fa a capire se un prodotto è testato sugli animali?
Per essere cruelty free un cosmetico non deve:
- essere testato su animali come prodotto finito;
- contenere ingredienti testati su animali;
- commissionare a terzi questo tipo di test.
Come sempre, per una corretta lettura dell’INCI di un cosmetico, ti rimando a questa guida di Cosmesidoc con dritte e consigli pratici.
La dicitura ufficiale riportata sul prodotto che esclude il test sugli animali è semplicemente “Stop ai test sugli animali“.
Bisogna quindi diffidare del cosmetico che riporta la scritta “Non testato sugli animali”, perché non è quella ufficiale. Per fare maggiore chiarezza ed evitare fraintendimenti, in Italia la LAV (Lega Anti Vivisezione) ha promosso e ottenuto una certificazione di un marchio rappresentante un coniglietto con stelline da apporre sul prodotto, al quale associare la corretta dicitura “Stop ai test sugli animali“.
Quali marche di cosmetici non testano i prodotti sugli animali?
Le aziende che decidono di aderire allo Standard Internazionale Cruelty Free, riportando il coniglietto e la dicitura che attesta la volontà di non contribuire alla sperimentazione animale, sono fortunatamente sempre di più. Qualche esempio? In Italia tra le aziende cruelty free abbiamo Alkemilla, Biofficina, Bottega Verde, L’Erbolario, I Provenzali.
Si tratta di marchi cruelty free controllati da ICEA, l’Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale, una società indipendente di auditing che garantisce la loro conformità ai principi dello Standard. Potete trovare la lista integrale di queste e altre aziende cosmetiche che non testano i propri prodotti sugli animali proprio sul sito della LAV.
In definitiva, possiamo dire con consapevolezza che oggi in Europa non si testa sugli animali. Pian piano si raggiungerà un simile traguardo anche nel resto del mondo. Noi rimaniamo in attesa; se intanto vi va di parlare di questo argomento, scrivetemi direttamente su Instagram: sarò felice di approfondire il tema crulty free con voi!