Il consumatore è alla ricerca del solare perfetto che possa garantire non soltanto la protezione, ma anche il rispetto dell’ambiente. Per questo il tema dei solari e dei filtri solari fisici e chimici e del loro impatto ambientale è stato spesso causa di discussione e polemica. Non è semplice riuscire a trovare un soluzione univoca, ma si possono cercare alcune soluzioni di compromesso, che non vadano a discapito della protezione della pelle.
Differenza tra filtri solari chimici e fisici
I filtri solari fisici, o inorganici, hanno proprietà schermanti. Sono in grado di riflettere i raggi solari. Inoltre non trattengono il calore né penetrano nella pelle; non interagiscono e non vengono alterati né danneggiati dalle radiazioni solari. Sono in grado di respingere sia le frequenze UVA che quelle UVB. Possono essere di origine sintetica. Sono inerti e sicuri sulla pelle.
I filtri solari fisici sono l’ossido di zinco e il biossido di titanio.
I raggi solari, colpendo questi filtri (in particolare il Biossido di titanio), li caricano, facendo sì che questi rilascino radicali liberi che potrebbero nuocere alla pelle; per questo motivo è importante che un buon solare con filtri fisici contenga una buona dose di antiossidanti e che le particelle riflettenti siano rivestite da sostanze che trattengono i radicali liberi. Il rivestimento può essere fatto con oli e cere naturali, che garantiscono un’ottima efficacia senza rischio e hanno un minore impatto ambientale.
I filtri solari chimici assorbono le radiazioni solari per poi rilasciarle sotto forma di calore o fluorescenza. Questo aumenta la sensazione di calore provata sulla pelle. Alcuni filtri chimici sono più irritanti e sensibilizzanti, ma sono più economici e consentono di ottenere solari con perfomance interessanti. Diversi filtri chimici sono oggetto di studio da qualche tempo e alcuni sono stati anche vietati nei cosmetici.
I filtri solari chimici più utilizzati (e più discussi)
In Europa, i filtri UV ammessi nei prodotti cosmetici sono disciplinati nell’allegato VI del regolamento (CE) n. 1223/2009 sui cosmetici.
Octinoxate
Anche chiamato Octyl metoxyxinnammate è un filtro chimico fotostabile soltanto se usato da solo o in associazione con l’Octocrylene e il DrometrizoleTrisiloxane. Agisce principalmente sui raggi UVB, ma non UVA. Solubile in olio, è presente anche nei prodotti coloranti per capelli e shampoo, creme solari, rossetti, smalti e creme per la pelle. In prodotti diversi dai filtri solari, viene utilizzato come filtro UV per proteggere i prodotti dal degrado quando esposti al sole. Le reazioni più comuni provenienti dai test effettuati sull’uomo sono state sensibilizzazioni. In Europa, i dosaggi consentiti sono ben definiti.
Octocrylene
L’Octocrylene protegge principalmente dagli UVB e in misura ridotta anche dagli UVA. Utilizzato come filtro UV nei prodotti cosmetici, a una concentrazione del 10% può essere considerato sicuro. Viene anche usato per stabilizzare altri filtri UV come l’avobenzone, un filtro particolarmente efficace contro gli UVA. Questa associazione fornisce quindi una protezione UV ottimale. Vari prodotti cosmetici come creme per il viso o prodotti per la cura delle labbra contengono octocrylene per fornire un adeguato SPF o per proteggere la formulazione cosmetica dalle radiazioni UV. La frequenza di allergia da contatto e allergia da foto contatto in soggetti non sensibilizzati è molto rara per questo è ampiamente utilizzato nei prodotti cosmetici, in particolare nei prodotti per la protezione solare.
Tuttavia, va sottolineato che la maggior parte dei dati relativi alla sicurezza dell’octocrylene, ad eccezione degli effetti cutanei, sono dati ottenuti in vitro o da test sugli animali. Anche il significato clinico della disponibilità sistemica e il metabolismo dell’octocrylene nell’uomo necessitano di ulteriori approfondimenti.
C01C55
Può proteggere dai raggi UVB e UVA, lunghi e corti, rendendolo uno degli ingredienti ideali per la prevenzione dei danni del sole. Noto come Tinosorb s, questo filtro aiuta anche a stabilizzare altri filtri per la protezione solare. Compatibile con filtri organici e inorganici, soddisfa elevati requisiti di sicurezza ed è solubile in olio.
Drometrizole Trisiloxane
È un filtro solare di origine chimica molto fotostabile che protegge sia dagli UVB e dagli UVA corti. Per un’azione ad ampio spettro deve essere associato ad altri filtri UVA lunghi. Può essere considerato sicuro per l’uso in prodotti cosmetici e non minaccia la salute del consumatore. Studi sugli animali hanno rilevato sensibilizzazioni, ma non è un effetto rilevato sull’uomo.
Ethylhexyl Triazone
Filtro UVB altamente efficace con assorbimento elevato. La natura polare conferisce una buona affinità con la cheratina nella pelle, in modo da consentire formulazioni resistenti all’acqua. Può essere usato a basse concentrazioni e ha una penetrazione cutanea bassa.
Benzophenone-3 e Benzophenone-4
I benzofenoni sono un gruppo di chetoni aromatici. Sono utilizzati come fotostabilizzanti di prodotti cosmetici e per la cura personale e hanno un effetto fotoprotettivo sulla pelle, quando vengono utilizzati nei prodotti per la protezione solare. La concentrazione massima di utilizzo del Benzophenone-3 è del 6%. Se il cosmetico contiene più dello 0,5% deve essere indicato “Contiene Benzophenone-3”, in quanto può non essere tollerato da alcuni soggetti. Possono provocare sensibilizzazioni.
Salicilati
Gli esempi più comuni di questa classe sono l’EthylhexylSalicylate e l’Homosalate. Il primo è un filtro chimico con un discreto potere assorbente nei confronti degli UVB e poco fotostabile, perciò nelle formulazioni deve essere associato ad altri filtri chimici e/o fisici. Può essere utilizzato alla concentrazione massima del 5%.
L’Homosalate è invece un filtro molto efficace nei confronti dei raggi UVB, ma non protegge dagli UVA, ed è spesso fonte di allergie.
PABA
È un filtro capace di proteggerci dai raggi UVB. Può determinare fotosensibilità fino a causare dermatiti fotoallergiche. È responabile inoltre di un incremento della quantità di radicali liberi. È una sostanza chimica naturale presente nell’acido folico, nelle vitamine e in diversi alimenti tra cui grano, uova, latte e carne.
Da qualche anno ne è stato vietato l’utilizzo nei cosmetici all’interno dell’ EU.
Meglio scegliere un solare con filtri fisici o chimici?
Considerati i vantaggi e gli svantaggi dei filtri chimici e fisici, il formulatore deve capire che strada intraprendere quando formula un solare. Deve decidere se optare per un solare più economico, ma performante, o per un solare meno economico, ma scarsamente performante sulla pelle (effetto bianco e spalmabilità non sempre perfetta).
Indubbiamente i filtri solari fisici presentano alcuni vantaggi tra cui il basso impatto ambientale, la maggiore fotostabilità e probabilmente un profilo tossicologico diverso rispetto ai filtri chimici. L’utilizzo di filtri fisici, rispetto a quelli chimici, minimizza il rischio di allergie e sensibilizzazione cutanea e perciò sono particolarmente indicati per soggetti sensibili.
Perché si parla di nanoparticelle?
L‘utilizzo di nanotecnologie per i filtri solari è stato messo in discussione per ipotetici rischi per la salute, ma ad oggi tutti gli studi concordano sul fatto che non ci siano rischi nell’utilizzo di filtri solari in forma nanometrica.
Più piccoli sono i minerali, minore sarà l’effetto patina e maggiore il comfort sulla pelle. Si possono utilizzare minerali micronizzati, ridotti in particelle piccolissime o in formato nano.
In alternativa, per evitare forme nano nei solari, si può optare verso soluzioni microincapsulate. I filtri vengono rivestiti con una patina di olio, o meglio di acidi grassi, per renderli fotostabili e impedirne l’agglomerazione, evitando così l’effetto “patina bianca” e conferendo alla crema solare una maggiore scorrevolezza.
I nanomateriali sono definiti ai sensi della Raccomandazione del 18 ottobre 2011 della Commissione Europea come “componenti con dimensioni comprese fra 1 e 100 miliardesimi di metro”.
Altri studi sponsorizzati dalla FDA e dall’Unione Europea hanno concluso che le nanoparticelle non penetrano nella pelle. Proprio recentemente il Comitato sulla Sicurezza dei prodotti cosmetici ha imposto una rivalutazione sulla sicurezza dei filtri nano, non rilevando rischi se non per i prodotti spray e per i filtri nano non ricoperti (coated) .
I filtri solari nano di ultima generazione subiscono un trattamento di copertura che serve a ridurre o eliminare la presunta reattività degli ossidi di titanio e di zinco. Il rischio per i filtri solari nano coated è che possano ossidare i lipidi cutanei e generare radicali liberi, con conseguenze che vanno dall’invecchiamento cutaneo precoce al danneggiamento dei tessuti. Ma la pelle possiede dei buoni antiossidanti che sono presenti naturalmente.
La copertura viene effettuata con allumina, stearati o dimethicone, ma il prodotto non è ecodermocompatibile ed ecosostenibile.
Anche il concetto di eco compatibilità dei solari con soli filtri solari fisici è poco forte: ossido di zinco e biossido di titanio sono in ogni caso molecole inquinanti e possono provocare a lungo termine effetti negativi per l’ambiente acquatico.
Che si opti per un prodotto a base di filtri solari chimici, di filtri solari fisici o di entrambi, il solare rimane un compromesso necessario perché i vantaggi di questo prodotto risultano essere maggiori rispetto alla non protezione solare o ai danni che il sole può produrre nel tempo.